L'Intuizione CdP
Il giorno 17 settembre 2021 si è svolta la Riunione della Compagnia della Pagina dove tra l'altro è stato letto un capitolo del libro Fisica quantistica per poeti di Leon M. Lederman e Christopher T. Hill. Dopo la lettura di questo capitolo è seguita una discussione sulla fisica quantistica e in particolare sull'energia proveniente dal vuoto quantico. L'ipotesi dell'esistenza di questa energia nel vuoto, che si crea e si distrugge in continuazione, avanzata da Paul Diràc è stata verificata sperimentalmente con l'esperimento casimir. In questo esperimento si è constatato che tra due lastre di materiale conduttore poste a distanza l'una dall'altra di pochi nanometri si esercita una pressione. Questa pressione è dovuta al fatto che nello spazio tra le due lastre vi sono meno cariche elettriche che all'esterno delle due lastre. Quindi in questo modo è verificata la presenza delle cariche elettriche nel vuoto.
Dalla discussione che ne è seguita è nata l'intuizione che abbiamo chiamato INTUIZIONE CDP. In questa intuizione si ipotizza la possibilità di estrarre energia dal vuoto e utilizzarla per far funzionare le macchine create dall'uomo. In questo modo verrebbe eliminata la necessità del combustibile di qualunque genere. E l'energia sarebbe reperibile in qualunque punto dello spazio. Il fenomeno di energia scaturita dal vuoto si è già verificata una volta nella storia e precisamente nel Big Bang, 13 miliardi e 800 milioni di anni fa, quando da una fluttuazione quantica è nato il nostro universo.
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Aggiorniamo la biblioteca dei libri disponibili per i componenti della Compagnia della Pagina.
Segnaliamo libri che compongono la biblioteca della Compagnia della Pagina.
Tali libri sono disponobili per gli aderenti alla Compagnia che li possono richiedere per leggerli
o imprestarli in lettura ai proprii amici.
Oggi presentiamo un libro che riteniamo utile alla formazione culturale delle persone.
"Il mondo di Parmenide" di KARL R. POPPER 1-C1
Alla scoperta della filosofia presocratica.
"La storia delle filosofia greca da Talete a Platone,
è splendida. Troppo splendida per essere vera. In ogni generazione trovi perlomeno
una nuova filosofia, una nuova cosmologia di sorprendente originalità e profondità. Come fu possibile ciò? Certamente, l'originalità e il genio sono insondabili.Ma si può tentare di gettarvi
un po' di luce. Quale era il segreto degli antichi? Ritengo che fosse una tradizione- la tradizione della discussione critica". Karl R. Popper
" Il paradiso perduto" di JOHN MILTON 2-C4
Il Paradiso Perduto ( titolo originale: paradise lost), pubblicato nel 1667, è il poema epico in versi sciolti (black verse) di John Milton che racconta l'episodio biblico della caduta dell'uomo: la tentazione di Adamo e Eva a opera di Satana e la loro cacciata dal giadino dell'Eden.
" Le Categorie" di ARISTOTELE 3-C4
La dottrina delle categorie costituisce uno dei capisaldi del pensiero aristotelico.
In essa, Aristotele fornisce il fondamento teorico di una concezione della realtà caratterizzata dal primato della sostanza individuale e della multivocità dell'ente. Partendo dalle definizioni di omonimia, sinonimia e paronimia, Aristotele traccia i presupposti per la formazione di colonne di predicati di cui le categorie costituiscono i più universali. Segue un elenco di dieci categorie e l'analisi di quelle della sostanza, della quantità, della relazione e della qualità.
" I Lirici Greci" tradotti da poeti italiani contemporanei 4-C4
Dal grande naufragio della poesia lirica greca emergono poche voci, ma decisive. Dicono parole essenziali, alate,potenti e giungono al cuore delle situazioni e dell'uomo. Non esiste idea, forma, passione intellettuale, tensione espressiva, in cui non si senta l'eco del loro canto sapiente. Saffo, " divina dolce ridente" la descrive Alceo, musa di un amore che è fuoco sottile, febbre, forza della natura cui nulla può resistere; Anacreonte raffinato e ironico cantore dell'aristocratico mondo del simposio; Ibico, nei cui versi gli effetti diventano emozione ambigua, conturbante. E poi Mimnermo, con il suo orrore per l'inesorabile vecchiaia; Teognide, con la sua inesausta ricerca dell'amicizia vera, di un incontro umano profondamente leale; Alcmane, maestro di cori fastosi eseguiti dalle nobili fanciulle di Sparta; Pindaro con i suoi 'voli' fulminei e imprevedibili... fino ai bizantini Agazia e Romano il Melode. Voci affiorate da papiri, da brandelli di pergamene, da citazioni di filosofi antichi e oggi riproposte in questa antologia nelle vibranti traduzioni di 87 poeti e scrittori contemporanei, da Mario Luzi a Gesualdo Bufalino, da Luciano Erba ad Alberto Bevilacqua, da Franco Loi a Vincenzo Consolo. Un grande affresco di dieci secoli di canto greco, dall'apologeo alla decadenza, in un confronto affascinante tra poesia classica e sensibilità moderna.
"La Repubblica" di PLATONE 5-C4
Tra le opere di Platone, e in particolare tra le opere politiche, la Repubblica occupa certamente un posto centrale. Trattato in forma di dialogo articolato in dieci capitoli, la Repubblica raccoglie infatti il nucleo della concezione del filosofo in ambito politico, che trova la sua massima espressione nel disegno della città-stato ideale. Come scrive Platone, nella società umana i mali non cesseranno finchè gli autentici filosofi non arriveranno al potere, o i capi degli Stati non si metteranno a filosofare veramente.
"Dialoghi" di PLATONE 6-C4
I Dialoghi platonici rappresentano la quasi totalità della produzione letteraria e filosofica di Platone: il suo corpus ne conta ben 34, a cui si aggiungono un monologo (Apologi di Socrate) e l'Epistolario.
Per quanto riguarda la scelta stilistica del dialogo come forma espositiva, è importante sottolineare come, in quegli anni, vi fossero tutte le condizioni per questa particolare scelta: da una parte, la sempre più vasta popolarità e fortuna della tragedia e della commedia, dall'altra il dialogare dei sofisti e di Socrate. Se non è dunque possibile sostenere che Platone sia stato il creatore del dialogo come genere letterario, è però verosimile che egli abbia colto la comune abitudine al dialogare e al porre quesiti, iniziando forse a stendere semplici questionari senza personaggi, affidando poi, in una seconda fase, alla figura di Socrate la funzione di protagonista di opere più strutturate e complesse.
"Biblioteca" di APOLLODORO 7-C4
La Biblioteca (attribuita anche se con qualche dubbio ad Apollonio, famoso grammatico ed erudito del II secolo a.C.) è la piu grande enciclopedia di mitologia greca dell'antichità, summa inesauribile di saghe e leggende di dèi ed eroi - dalle origini del mondo alla morte di Odisseo- che confluiscono in una selva di racconti e varianti derivati da fonti disperate: letterarie, poetiche e di tradizione folklorica. Un vero e proprio repertorio, dunque, uno strumento celebrato e indispensabile nel campo degli studi mitografici, al quale hanno attinto o si sono comunque ispirate tutte le trattazioni moderne. A quest' opera basilare uno dei padri dell'antropologia culturale James George Frazer, l'autore di Il ramo d'oro, dedicò nell'ultimo periodo della sua vita un amplissimo commento che contiene, oltre a una vasta messe di notizie erudite, osservazioni di natura etnografica , folklorica, storica e religiosa. Il presente volume propone, insieme alla versione italiana del testo greco e al commento di Frazer opportunamente aggiornato, l'appendice alla Biblioteca scritta da Frazer stesso, nella quale una serie di narrazioni che variamente si richiamano ai miti della grecità sono rivisitate, secondo i canoni della comparatistica, attraverso un intreccio di paralleli analogici e tematici con le mitologie di numerose civiltà tribali. Sono excursus magistrali, dove Frazer attinge alla sua imponente dottina antropologica. Non meraviglia dunque, che il commento ad apollodoro -come quello a Pausania- sia da molti considerato tra i più alti raggiungimenti dell'opera di Frazer.
"Satire" di GIOVENALE 8-SS5
Amaro, ironico, spietato con i potenti e solidale con i poveri, Giovenale fu un poeta sui generis. La ferocia delle sue invettive contro la Roma imperiale di Nerva e Traiano non ha riscontri nella letteratura del tempo. Le sue sedici Satire in esametri, raccolte in cinque libri, sono la denuncia più puntuale e vibrante di un mondo ormai avviato verso una lunga e inarrestabile decadenza. La derisione, il sarcasmo, l'odio contro le fazioni politiche e l'ipocrisia che le governa sono i temi che si rincorrono nei suoi versi, dando voce universale alla rabbia del cittadino impotente davanti al cinismo e alla corruzione. Niente e nessuno sfuggono ai suoi strali: i golosi, i viziosi, i perversi, i fanatici. La sua visione sarcastica della vita ha momenti di insolita acredine; lo stile che le dà vita è icastico e pungente. Una medicina non sospetta e corroborante che Giovenale, con la sfrontatezza del genio, continua a dispensare alle nuove generazioni, per affermare la vittoria dell'arte sulla prepotenza.
"satyricon"di Petronio Arbitrio 8-c4
Petronio è certo uno dei più enigmatici personaggi della lettereatura latina,e la sua identificazione è spesso incerta .
La carriera di proconsole in Bitinia,a cui fecepresto seguito quella di console a Roma .
Esaurito il mandato pubblico entro a far parte della stretta cerchia della corte neroniana, dissolutà e corrotta , dove presto divenne arbitro dell' eleganza, per il suo gusto ironico e irriverente,ed estremamente raffinato.
Presto cadde in disgrazia preso l' imperatore e nel 66 d.C. fu tra le vittime dell' ondata di repressiono neroniana.
Accusato di esere coinvolto nella cungira dei Pisoni preferì darsi la morte all' incertezza di una sentenza.
Il suo suicidio è narrato magistralmente da Tacito in una delle pagine più toccanti degli
Annali.
si puo leggere qui: https://files.acrobat.com/a/preview/c532f860-95fd-45b5-b4e1-1a6a5da1d3a6
"Le tragedie" di SOFOCLE 9-C4
L'Edipo re, che si edifica in un suo meraviglioso e unico mondo, quasi nel vuoto: basandosi senza vacillare sulle macerie di tutte le umane certezze e di quell'unica che tutte le accoglie: la fede nel valore della vita. L'Edipo a Colono: un Edipo 'eroe' , fermo dinanzi alla 'soglia di bronzo' dell'Attica ospitale. Un padre cieco sorretto da una figlia giovinetta che gli è anche sorella. Ma questa realtà non è più violenza esterna, è già l'abito di una lunga intimità col dolore. Antigone, la libera coscienza che parla alla tirannide schiava di sè. E vince con la sua dialettica, il tiranno che l'uccide. Elettra che, come Antigone, rimarrà sola, in un dramma su cui incombe il senso dell'abbandono affranto. Le Tachinie, il racconto mitologico della morte di Eracle, dell'inconciliabilità dela sua vita con quelle della sposa Deianira. Filottete, il malato che soffre fino allo spasimo, abbandonato dai compagni a Lemno. La storia di un rapporto fra l'uomo e l'isola, fra l'uomo e il mare, fra l'uomo e l'antro. Aiace, in un altro scenario marino il torbido isolamento del folle nella stretta del suo male. Uno stato intermedio tra sonno e veglia, tra lucidità e follia, tra conscio ed inconscio. Giuseppina LombardoRadice presenta in questa sua traduzione, nata da una lunga obbedienza al testo e da una scelta antiaulica, le sette tragedie rimasteci di Sofocle, non seguendo la cronologia nella composizione, ma l'ordine degli argomenti, consentendo così una più facile lettura continua.
"Le storie" di ERODOTO 10- SS5
Le Storie di Erodoto raccontano in nove libri le origini e l'espansione dell'impero persiano e le guerre che opposero i greci e i persiani fino alla conquista ateniese di Sesto, nel 478 a.C. Nessuno, prima e dopo erodoto, ha mai saputo orchestrare così perfettamente una storia totale: i fatti politici, e militari, il folclore e le leggende, la geografia e i monumenti si equilibrano in quest'opera 'che respira l'immensità e la libertà degli spazi aperti'. La curiosità di Erodoto verso la totalità e la complessità dell'esistenza è insaziabile: lo vediamo osservare, conversare, porre domande, ascoltare, riflettere, paragonare, talvolta concludere. E poco importa capire cosa pensi e quale sia il suo punto di vista. Dobbiamo solo abbandonarci alle suggestioni delle sue immagini e all'incanto della sua prosa: al senso prodigioso della fluidità del tempo, allo scorrere del mondo e del racconto come, diceva Cicerone, un 'fiume quieto che si insinua nelle anse dell'animo umano e della Storia'.
"Vita pensieri testimonianze" di SOCRATE 11- SS5
"Anabasi" di SENOFONTE 12- SS5
Senofonte, vissuto nella Atene di Socrate, fu uno degli scrittori più amati dell'antichità per l'immediatezza e la duttilità della sua prosa, modello di stile per Cesare e Quintiliano. Il suo capolavoro, Anabasi, oggetto di ammirazione assoluta nel Rinascimento, continua a essere una delle opere più lette della letteratura greca. Vi si racconta la ' marcia verso l'interno', Anabasi appunto, voluta dal principe Ciro per impadronirsi del trono di Persia. Un episodio marginale, che Senofonte trasformò in un'epopeaindimenticabile, inaugurando un genere letterario: quello dell'autobiografia eroica. Fallita la spedizione per la morte di Ciro in battaglia, i diecimila soldati trovarono infatti in Senofonte non soltanto uno storico geniale ma uno stratega, che li guidò agli avamposti sul Mar Nero con una marcia di migliaia di chilometri. Anabasi è soprattutto la storia di quella leggendaria ritirata: un'odissea tra territori ostili e genti 'diverse' che ha il fascino di un romanzo d'avventure.
Libro leggibile qui: https://files.acrobat.com/a/preview/e805d9a1-7b3c-4862-a17a-b053fb07ed67
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IL DESERTO DEI TARTARI di Dino Buzzati
Giovanni Drogo, tenente di prima nomina destinato a Forte Bastiani, si avvia alla meta con l'indefinibile presentimento che qualcosa nella sua vita stia portandolo a una totale solitudine. La fortezza, enorme, gialla, situata ai limiti del deserto, una volta regno dei mitici nemici, i Tartari, lo accoglie con la sua misteriosa imponenza. Il tenente Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un'attesa perenne, ufficiali e soldati.Tutti aspettano i nemici, che verranno dal Nord. Col passare degli anni il tenente Drogo "sente il battito del tempo scandire avidamente la vita", finchè la speranza rinnovata da ogni ombra della pianura verrà stroncata dall'estrema rinunzia: la morte che la dignità del soldato trasfigurata in solitaria vittoria.
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Il libro è stato scaricato dal sito liberliber.
ODISSEA DI OMERO
L'Odissea è uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale. In essa Omero è capace di comprendere nella vita di un uomo, Ulisse, tutto il mondo greco antico e,ponendosi come archetipo del romanzo, è pertanto divenuta una lettura ancor oggi imprescindibile per ogni studente e per chi desidera addestrarsi lungo il sentiero della conoscenza.Il libro offre un contributo a questo cammino, garantendo l'integralità della trama, la bellezza del verso poetico e un apparato che facilita la lettura del testo senza mai sostituirsi ad esso, suggerendo invece l'immedesimazione del lettore nei personaggi e negli avvenimenti narrati.
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ILIADE DI OMERO
La lettura dell’Iliade è un passo imprescindibile per chi si vuole, o si deve, addentrare nel mondo della letteratura, dell’arte, della civiltà occidentale. Da qui l’esigenza di apprestare uno strumento che salvaguardasse l’integralità della trama, la bellezza della versificazione, la fruibilità del testo. Ne è nata questa Iliade che alcuni insegnanti hanno curato per i loro studenti e che ora viene proposta a chiunque desideri essere accompagnato nella lettura dell’opera considerata uno dei classici sui quali si è formata la nostra cultura, condividendo un’avventura senza pari nell’affascinante, perché sempre vero, mondo omerico.
L'APOCALISSE di Giovanni:
Questo è un brevissimo riassunto dell’Apocalisse di Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento. Il testo è probabilmente del 90 dopo Cristo e la tradizione cristiana ne identifica l’autore con l’apostolo Giovanni, il prediletto del Signore.
Dopo tre capitoli introduttivi, L’Apocalisse di san Giovanni si apre con la visione del Trono di Dio.
Colui che era seduto sul Trono aveva l’aspetto di una pietra ed intorno a Lui sedevano 24 anziani avvolti in candide vesti. Dal Trono uscivano lampi e tuoni.
Vicino al Trono vi erano 4 esseri viventi pieni di occhi sia davanti che di dietro.
Il primo aveva l’aspetto di un leone, il secondo di un vitello, il terzo di un uomo ed il quarto di un’aquila. Tutti e quattro gli esseri erano dotati di 6 ali ciascuno.
Colui che era assiso sul Trono aveva nella mano destra un libro a forma di rotolo, chiuso da 7 sigilli.
La visione continua con l’apparizione di un agnello dotato di sette corna e sette occhi che prende il libro sigillato dalla mano di Colui che siede sul Trono ed apre, uno alla volta, i 7 sigilli.
All’apertura del primo sigillo apparve un cavallo bianco con un cavaliere con in mano un arco.
All’apertura del secondo sigillo apparve un cavallo rosso fuoco e colui che lo montava aveva una grande spada ed ebbe il potere di togliere la pace dalla Terra.
All’apertura del terzo sigillo apparve un cavallo nero ed il suo cavaliere aveva in mano una bilancia.
All’apertura del quarto sigillo apparve un cavallo verde il cui cavaliere era la Morte, seguita da tutto l’Inferno, ed ebbe il potere di sterminare la quarta parte dell’umanità con la guerra, la peste e le carestie.
I personaggi di cui si parla in questi primi quattro sigilli, vengono comunemente chiamati i quattro cavalieri dell’Apocalisse.
All’apertura del quinto sigillo apparve tutta la moltitudine dei martiri che chiedevano giustizia e vendetta.
All’apertura del sesto sigillo vi fu un violento terremoto. Il Sole si oscurò e la Luna divenne rosso sangue. Una moltitudine di stelle si abbattè sulla Terra ed i cieli si ritirarono. Quattro angeli fermarono però la distruzione della Terra, perchè dovevano prima essere segnati con un marchio gli uomini che si sarebbero salvati. Alfine questi furono segnati ed erano 144.000.
All’apertura del settimo sigillo, apparvero 7 angeli con 7 trombe.
Allo squillo della prima tromba, piovvero sulla Terra sangue e fuoco. Un terzo della Terra fu bruciata.
Allo squillo della seconda tromba, una grande montagna di fuoco cadde nel mare.
Allo squillo della terza tromba, cadde dal cielo una grande stella. Essa si chiamava Assenzio.
Allo squillo della quarta tromba, furono colpiti da misteriosi oggetti il Sole e la Luna.
Allo squillo della quinta tromba, un astro cadde sulla terra che si aprì e da essa uscì un gran fumo che oscurò il cielo. Dalle viscere della Terra uscì una moltitudine di enormi cavallette che iniziarono a tormentare gli uomini. Esse avevano aspetto umano, con capelli di donna e denti da leone ed il rumore delle loro ali era assordante e spaventoso. Il loro Re era l’angelo dell’abisso, lo sterminatore.
Allo squillo della sesta tromba, furono liberati 4 angeli al cui seguito vi erano milioni di cavalieri che sterminarono un terzo dell’umanità ancora superstite, ma la restante umanità ancora viveva nella perdizione e nel peccato.
Allo squillo della settima tromba, si aprirono i cieli ed apparve l’Arca dell’Alleanza. Seguirono fulmini, tuoni, terremoti e tempeste di grandine.
A questo punto apparvero grandi segni nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e per il travaglio del parto ed alla fine partorì un figlio maschio. A lei si oppose un drago mostruoso e scoppiò una guerra nel cielo. Michele e i suoi angeli combatterono contro il drago ed i suoi angeli, che alla fine furono precipitati sulla Terra.
Il drago precipitato sulla Terra si avventò contro la donna, ma essa riuscì a fuggire nel deserto.
Allora il drago fece uscire dal mare una bestia mostruosa con dieci corna e sette teste, col corpo simile ad una pantera, le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Tutta l’umanità iniziò ad adorare la bestia ed il drago che le aveva dato il suo potere.
Dalla Terra uscì ancora un’altra bestia che operava grandi prodigi e convinceva l’umanità ad adorare la prima bestia che era uscita dal mare. Tutti coloro che rifiutavano di adorarla, vennero messi a morte, mentre agli altri fu imposto sulla fronte e sulla mano destra il simbolo della bestia, il numero 666.
La visione prosegue poi con l’apparizione dell’agnello, seguito dai 144.000 eletti che non avevano il segno della bestia, ma quello dell’agnello. Questi eletti non si erano contaminati con donne, erano vergini e seguivano l’agnello dovunque andava.
Apparvero poi, uno alla volta, degli angeli che invitavano a temere ed adorare il vero Dio, annunciavano la caduta di Babilonia, e profetizzavano che tutti coloro che avevano il marchio della bestia, avrebbero subito l’ira di Dio.
Dopo di ciò, apparve su di una nube bianca “uno simile ad un Figlio d’Uomo” che aveva una falce in mano ed una corona sulla testa ed iniziò a mietere la Terra.
Nel cielo apparvero poi altri 7 angeli che avevano sette flagelli, gli ultimi che avrebbe dovuto subire l’umanità, affichè fosse compiuta l’ira di Dio.
Col primo flagello, gli uomini che avevano il marchio della bestia e la adoravano furono colpiti da piaghe dolorose. Col secondo, il mare divenne color sangue è perì ogni forma di vita marina. Col terzo, avvenne lo stesso in fiumi e laghi. Col quarto, il Sole si surriscaldò e gli uomini cominciarono a bruciare. Col quinto, il regno della bestia fu avvolto da fumo ed oscurità. Col sesto fu prosciugato il fiume Eufrate ed infine col settimo flagello vi fu un terribile terremoto, quale mai si era visto sulla Terra ed una voce dal cielo disse: “E’ fatto!”.
Infine venne la fine della grande Babilonia, la grande prostituta, la madre di tutti gli abomini sulla Terra, che aveva le sembianze di una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna.
A questo punto, un angelo scese dal cielo con una grande catena e la chiave dell’abisso: egli afferrò il drago, lo precipitò nell’abisso e lo incatenò per mille anni.
Trascorsi i mille anni, il drago viene liberato e, con una moltitudine di seguaci guidati da due misteriosi personaggi, Gog e Magog, tenta l’ultimo assalto agli eletti, ma, alla fine viene definitivamente sconfitto da un fuoco disceso dal cielo.
L’Apocalisse termina con la visione dei “nuovi cieli” e della “nuova terra”.
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PETER PAN NEI GIARDINI DI KENSINGTON di James Matthew Barrie:
La vera storia di Peter Pan e della sua seconda vita nei giardini di Kensington dopo l'ora di Chiusura, quando le fate si scatenano e vanno al ballo, e tutto, proprio tutto può succedere. Per scoprire che tutti i bambini sanno volare, solo che crescendo se lo dimenticano.
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LE CONFESSIONI DI SANT'AGOSTINO di Aurelio Agostino
MIMI BLUETTE FIORE DEL MIO GIARDINO di Guido Verona
L`avventurosa parabola erotica di Mimi Bluette, al secolo Cecilia Malespano, ha inizio quando uno “studente in medicina” invero alquanto improbabile, coglie “la sua prima verginità” durante “una sera del mese d`Aprile”, e prosegue nella “Città immensurabile” di Parigi, ammaliata dall`intenso fascino della provinciale che decide di trasferirsi nella capitale francese, laddove suscita intensi desideri. La sua strada è costellata da una sequela di amanti che, però, non lasciano in lei alcuna traccia poiché quasi tutti privi di un significativo spessore individuale. Un bel giorno ella incontra Hilaire Castillo, del quale si innamora perdutamente: a partire da questo momento, la sua vita subisce un mutamento radicale che la spingerà ad attraversare l`Africa alla ricerca dell`uomo misteriosamente scomparso. Tale metamorfosi, che culminerà in un gesto estremo, viene raccontata in pagine dense di grande pathos dalle quali emerge l`abilità narrativa dell`autore, lungamente ed ingiustamente negata da corrucciate schiere di critici. Il romanzo, che fu pubblicato per la prima volta nel 1916, riscosse un larghissimo consenso di pubblico dovuto anche alla capacità daveroniana di mescolare sapientemente amore, morte ed eroismo.
Libro leggibile qui:
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SCIOGLI LA TRECCIA MARIA MADDALENA di Guido da Verona
La peccaminosa Madlen, personalissima trasfigurazione del personaggio di Maria Maddalena, al tempo creò un enorme scandalo. Un ciclone di critiche si abbatté sull’opera definendola immorale e pornografica. Esagerazioni dell’epoca. Dietro il lusso dei casinò, dei cocktail nei locali eleganti, della vita mondana, della ricerca di sensazioni forti come la corrida, Guido da Verona descrive, da profondo conoscitore dell’animo umano e in particolare di quello femminile, i turbamenti della ricerca amorosa, della passione, della sensualità. L’itinerario sessuale, che non esclude saffici amori tra maliarde e la riduzione degli uomini a meri ornamenti, troverà il culmine in una mistica tappa a Lourdes che segnerà l’inizio di un nuovo cammino.
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LA DANZA DEGLI GNOMI E ALTRE FIABE di Guido Gozzano
Furbizia, rispetto per la natura e per gli animali, coraggio e un pizzico di magia sono gli ingredienti fondamentali di queste splendide favole in cui gli eroi e le eroine si fanno strada in un mondo popolato di fate e gnomi danzanti. Queste fiabe sempre attuali appartengono al mondo della fantasia e vivono nella magica dimensione del sogno, in cui castelli stregati, tovaglie incantate e bellissime principesse si uniscono in un colorato caleidoscopio di coraggiose avventure e ardue imprese. Gozzano racconta queste tenere novelle con l’allegria di un fanciullo cantastorie, insegnandoci con le “splendide nozze” finali che il bene prevale sempre sul male.
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IL GATTOPARDO di Tomasi di Lampedusa
Siamo in Sicilia, all’epoca del tramonto borbonico. È di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso del regime, mentre già incalzano i tempi nuovi. Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, il romanzo ci offre un’immagine della Sicilia viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica, politica e letteraria contemporanea. Tradotto in tutte le lingue, Il Gattopardo è ormai un classico della nostra letteratura.
LIbro leggibile qui:
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Pape Satàn Aleppe Cronache di una societá liquida
La voce narrante del romanzo, Casaubon, agli inizi degli anni settanta – quando è laureando in filologia all’Università di Milano – conosce nel bar di Pilade Jacopo Belbo, che lavora per l’editore Garamond. Casaubon va alla Garamond e racconta a Belbo e al suo collega Diotallevi la storia dei Templari, su cui si sta laureando. Circa un anno dopo Casaubon vede di nuovo Belbo e in casa editrice incontrano un certo colonnello Ardenti, un esaltato ex repubblichino che propone all’editore un’opera rivoluzionaria basata su un messaggio trovato a Provins nel 1894 da un certo Edouard Ingolf (poi scomparso): si tratta del piano elaborato dai Templari per dominare il mondo. Ardenti suppone che dopo il processo e la fine dell’Ordine, l’Ordine si sia ricostituito in forma segreta nella notte del 23 giugno 1344. Il progetto è quello di vendicare Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari condannato a morte nel 1314. Si stabiliscono sei posti nel mondo, e in ciascun posto vengono collocati sei documenti sigillati che devono essere aperti uno dopo l’altro ogni centoventi anni, in modo che si possa arrivare a un documento complessivo finale. I cavalieri partono e ciascuno va in un posto previsto dal piano. Poiché nessun guardiano può vivere per centoventi anni, ciascuno deve rimanere in carica venti anni e poi passare il comando a un successore. Al centoventesimo anno il custode del sigillo può leggere un’istruzione e passarla al primo dei guardiani del secondo sigillo, e così via in una sorta di staffetta. Dal primo al sesto luogo ci sono cinque passaggi, che prendono seicento anni. Dal 1344 si arriverebbe al 1944, anno in cui è prevista la conclusione del piano. Ma il piano, secondo Ardenti, si è interrotto nel 1944 forse a causa della seconda guerra mondiale che ha provocato sconvolgimenti geo-politici e interrotto le comunicazioni in Europa. Ardenti vorrebbe pubblicare il libro per lanciare un’esca ai gruppi che hanno mancato il contatto. L’incontro con Ardenti ha un esito misterioso perché il colonnello nei giorni seguenti scompare e si suppone sia stato ucciso. Il commissario De Angelis si occupa delle indagini e interroga Belbo e Casaubon. Frattanto Casaubon decide di andare in Brasile con la sua compagna Amparo (“bella, marxista, brasiliana, entusiasta, disincantata”), e lì conosce Agliè, un personaggio che ama farsi credere una delle tante reincarnazioni del conte di San Germano.
Tornato a Milano, Casaubon apre un’agenzia di informazioni culturali e conosce Lia (siamo nel 1981). Frattanto rivede Belbo e comincia a collaborare con la Garamond per un progetto editoriale sulla storia dei metalli. Casaubon scopre ora che la Garamond è collegata a un’altra casa editrice, la Manuzio, che pubblica autori che si autofinanziano. In quel periodo il signor Garamond propone il Progetto Hermes, una collana editoriale di scienze occulte che potrebbe interessare sia la Garamond (nei suoi aspetti più seri) sia la Manuzio (per le proposte più eccentriche). Casaubon propone Agliè come consulente editoriale per il Progetto Hermes, poiché si ricorda della sua cultura sconfinata nell’ambito delle scienze occulte. Agliè comincia dunque a collaborare con la Garamond e Belbo scopre che la donna che sta frequentando, tale Lorenza Pellegrini, conosce Agliè molto bene.
Casaubon inizia una relazione con Lia e il loro rapporto procede serenamente. Frattanto il signor Garamond pensa a una storia illustrata delle scienze magiche ed ermetiche e, anche sull’onda di questo progetto, Belbo, Casaubon e Diotallevi – un po’ per gioco e un po’ seriamente – a partire dalla vecchia idea di Ardenti cominciano a definire il Piano dei Templari. Ripartono dal messaggio di Provins lasciatogli dal colonnello e immaginano che i sei gruppi che si installano in sei luoghi debbano procedere con una staffetta secondo questa sequenza: Portogallo (1344), Inghilterra (1464), Francia (1584), Germania (1704), Bulgaria (1824), Gerusalemme (1944). Nel 1344 i primi gran maestri di ciascun gruppo si insediano nei sei luoghi prescritti. Nel corso di centoventi anni si susseguono in ogni gruppo sei gran maestri e nel 1464 il sesto maestro di Tomar (Portogallo) incontra il sesto maestro del gruppo inglese. Nel 1584 il dodicesimo maestro inglese incontra il dodicesimo maestro francese. E così via. Ogni maestro di un nucleo sa dove trovare il maestro del nucleo successivo, ma non dove trovare gli altri, e nessuno degli altri sa dove trovare i maestri dei nuclei precedenti.
Presi dalla vertigine dei collegamenti, i tre provano a ipotizzare che anche i manifesti dei Rosa-Croce parlino del Piano. Dalla ricostruzione emerge però che un appuntamento deve essere saltato: qualcuno non è arrivato al momento giusto e la catena si è interrotta. Dopo aver vagliato varie possibilità, i tre ipotizzano che la catena si sia arrestata nel 1584, nel passaggio tra Inghilterra e Francia, a causa della riforma gregoriana del calendario. La riforma è stata adottata in modo sfasato dalla Francia e dall’Inghilterra, cosicché quando in Francia è il 23 giugno 1584 (data dell’incontro), in Inghilterra è ancora il 13 giugno. Una sfasatura che non poteva essere prevista dai Templari che hanno progettato il Piano. Di lì i numerosi tentativi di ricostruire le fila del Piano interrotto. Inoltre, i tre ipotizzano che il contatto francese dovesse avvenire a Parigi e precisamente a Saint-Martin-des-Champs, l’abbazia dove verrà installato il Conservatoire des Arts et des Métiers (luogo del pendolo di Foucault, che oscillando senza posa con la sua sfera di ventotto chili dimostra la rotazione della Terra). Quanto al segreto da scoprire, i tre immaginano che i Templari vogliano identificare il centro sotterraneo del mondo da cui poter controllare le correnti terrestri, i cicli stagionali e cosmici, i flussi tellurici del pianeta. L’idea è che i gruppi si spostino da Gerusalemme (ultima tappa) a Parigi, dove il pendolo di Foucault all’alba del 24 giugno indicherà su una mappa il punto preciso per conquistare il mondo.
I tre si fanno coinvolgere dal Piano in modo ossessivo ed è in questo periodo che Diotallevi mostra i primi sintomi di un tumore che si rivelerà letale. Belbo e Casaubon sono molto presi dal Piano ma Lia, durante una vacanza con Casaubon e il loro piccolo Giulio, scopre – adottando una linea interpretativa più economica e ragionevole – che il famoso messaggio di Provins da cui l’intero Piano è scaturito non è altro che una nota della lavandaia, cioè l’appunto di un mercante che va a vendere fieno, drappi e mazzi di rose. In quei giorni Casaubon torna a Milano e qui riceve la telefonata di Belbo da Parigi: i Templari lo stanno cercando, lo vogliono al Conservatoire la notte del 23 giugno e vogliono da lui la mappa. Leggendo i documenti su Abulafia, il computer di Belbo, Casaubon capisce che Belbo aveva confessato ad Agliè (per gelosia nei confronti di Lorenza) di essere a conoscenza del Piano dei Templari. Nel giro di poco Belbo si era ritrovato al centro di un gioco più grande di lui e ormai irreversibile: i “diabolici” si erano riaggregati e lo avevano convocato (sotto minaccia) a Parigi per lo svelamento del segreto.
Sabato 23 giugno 1984 Casaubon va a Parigi, con l’intenzione di entrare nel Conservatoire e vedere cosa accade nella notte. È sera, Casaubon dapprima resta nascosto per molte ore nella garitta del periscopio, poi raggiunge la garitta della statua della Libertà, nella sala del Pendolo. Vede arrivare i primi iniziati che preparano un rito, quindi si accorge che il pendolo è stato appeso, in formato più grande, alla chiave di volta al centro del coro. Arrivano molti personaggi che i nostri avevano visto nei mesi precedenti, i “diabolici” appassionati di scienze occulte che frequentavano la Garamond/Manuzio (tra questi anche il colonnello Ardenti, che dunque non era morto, e il signor Garamond), e anche Agliè e Lorenza Pellegrini. Agliè comunica che Jacopo Belbo possiede il segreto dei Templari. Si svolgono dei riti e nel frattempo qualcuno fa entrare Belbo e lo issa su uno scranno alla base del pendolo e avvolge il filo del pendolo attorno al suo collo. Gli chiedono dunque quale sia il segreto, e Belbo con rassegnato disprezzo li deride. I “diabolici” chiedono insistentemente il sacrificio umano di Belbo, ma nel frattempo uno di loro uccide Lorenza con una coltellata. Quindi Casaubon assiste all’impiccagione di Belbo e pensa che l’amico, immaginando il Piano, abbia in un certo senso progettato anche la sua morte. Casaubon vaga nella notte per le strade di Parigi attorno al Conservatoire, e dopo lunghi giri arriva alla Tour Eiffel. Il giorno seguente torna al Conservatoire e vede con i suoi occhi che tutto è in ordine, come se nulla fosse accaduto. Prima di riprendere l’aereo telefona alla casa editrice e viene a sapere che Diotallevi è morto.
Tornato in Italia, Casaubon va nella casa dello zio di Belbo, a *** (una località del Piemonte non nominata nel romanzo). Qui tra gli juvenilia di Belbo trova un testo decisivo, che lui definisce Testo Chiave. Vi si narra di un funerale di partigiani in cui Jacopo – dodicenne – aveva suonato la tromba su indicazione del parroco Don Tico. Casaubon, in questa casa sulle colline piemontesi, aspetta ormai rassegnato che i “diabolici” arrivino a prendere anche lui, del resto è partito la mattina da Parigi e ha lasciato molte tracce. Ormai non può fare più niente. Può solo guardare e ammirare la collina.
In quella zona del basso Piemonte dove, anni dopo, sorgerà Alessandria, Baudolino, un piccolo contadino fantasioso e bugiardo, conquista Federico Barbarossa e ne diventa figlio adottivo. Baudolino affabula e inventa ma, quasi per miracolo, tutto quello che immagina, produce Storia. Così, tra le altre cose, costruisce la mitica lettera del Prete Gianni, che prometteva all'Occidente un regno favoloso, nel lontano Oriente, governato da un re cristiano. Avventura picaresca, romanzo storico in cui emergono in germe i problemi dell'Italia contemporanea, storia di un delitto impossibile, racconto fantastico, teatro di invenzioni linguistiche esilaranti, questo libro celebra la forza del mito e dell'utopia.
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