Il sistema periodico
Nella riunione del 31 maggio 2020 si è svolta la lettura del libro Il sistema periodico di Primo Levi. Si sono letti i capitoli di stagno, uranio e argento.
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Aggiorniamo la biblioteca dei libri disponibili per i componenti della Compagnia della Pagina.
Il Canto di Natale (A Christmas Carol: A Goblin Story of Some Bells that Rang an Old Year Out and a New Year In), noto anche come Cantico di Natale, Ballata di Natale o Racconto di Natale, è un romanzo breve di genere fantastico del 1843 di Charles Dickens (1812-1870), di cui è una delle opere più famose e popolari. È il più importante della serie dei Libri di Natale (The Christmas Books), una serie di storie che include anche Le campane (The Chimes, 1845), Il grillo del focolare (The Cricket on the Hearth, 1845), La battaglia della vita (The Battle for Life, 1846) e Il patto col fantasma (The Haunted Man, 1848).
Il romanzo è uno degli esempi di critica di Dickens della società ed è anche una delle più famose e commoventi storie sul Natale nel mondo. Narra della conversione del vecchio e tirchio Ebenezer Scrooge visitato nella notte di Natale da tre spiriti (il Natale del passato, del presente e del futuro), preceduti da un’ammonizione dello spettro del defunto amico e collega Jacob Marley. Il Canto unisce al gusto del racconto gotico l’impegno nella lotta alla povertà e allo sfruttamento minorile, attaccando l’analfabetismo: problemi esasperati apparentemente proprio dalla Poor Law (Legge contro la povertà), comodo tappabuchi tanto inefficace quanto dannoso ideato dalle classi abbienti.
Sinossi tratta e riassunta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Canto_di_Natale
Dall’incipit del libro:
Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su questo. Il registro mortuario portava le firme del prete, del chierico, dell’appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fogliaccio fosse scritto, valeva tant’oro. Il vecchio Marley era proprio morto per quanto è morto, come diciamo noi, un chiodo di porta.
Badiamo! non voglio mica dare ad intendere che io sappia molto bene che cosa ci sia di morto in un chiodo di porta. Per conto mio, sarei stato disposto a pensare che il pezzo più morto di tutta la ferrareccia fosse un chiodo di cataletto. Ma poiché la saggezza dei nostri nonni sfolgora nelle similitudini, non io vi toccherò con sacrilega mano; se no, il paese è bell’e ito. Lasciatemi dunque ripetere, solennemente, che Marley era morto com’è morto un chiodo di porta.
Sapeva Scrooge di questa morte? Beninteso. Come avrebbe fatto a non saperlo? Scrooge e il morto erano stati soci per non so quanti anni. Scrooge era il suo unico esecutore testamentario, unico amministratore, unico procuratore, unico legatario universale, unico amico, unico guidatore del mortoro. Anzi il nostro Scrooge, che per verità il triste evento non aveva fatto terribilmente spasimare, si mostrò sottile uomo d’affari il giorno stesso dei funerali e lo solennizzò con un negozio co’ fiocchi.
Formato MP3
- Cantico di Natale: copertina
- Cantico di Natale: strofa I
- Cantico di Natale: strofa II
- Cantico di Natale: strofa III
- Cantico di Natale: strofa IV
- Cantico di Natale: strofa V
Formato OGG
- Cantico di Natale: copertina
- Cantico di Natale: strofa I
- Cantico di Natale: strofa II
- Cantico di Natale: strofa III
- Cantico di Natale: strofa IV
- Cantico di Natale: strofa V
Musiche di Ivan Genesio.
Dall’incipit del libro:
Si vedrà da queste pagine se sarò io o un altro l’eroe della mia vita. Per principiarla dal principio, debbo ricordare che nacqui (come mi fu detto e credo) di venerdì, a mezzanotte in punto. Fu rilevato che nell’istante che l’orologio cominciava a battere le ore io cominciai a vagire.
Dalla infermiera di mia madre e da alcune rispettabili vicine, alle quali stetti vivamente a cuore parecchi mesi prima che fosse possibile la nostra conoscenza personale, fu dichiarato, in considerazione del giorno e dell’ora della mia nascita, primo: che sarei stato sfortunato; secondo: che avrei goduto il privilegio di vedere spiriti e fantasmi; giacché questi due doni toccavano inevitabilmente, com’esse credevano, a quegli sciagurati infanti dell’uno o dell’altro sesso, che avevano la malaugurata idea di nascere verso le ore piccole di una notte di venerdì.
Sulla prima parte della loro predizione non è necessario dir nulla, perché nulla meglio della mia storia può dimostrare se sia stata confermata o no. Sulla seconda osservo soltanto che, giacché in fasce non mi avvenne di veder gli spiriti, a quest’ora sono sempre in attesa d’una loro visita. Ma non mi lagno di non aver goduto questo onore; e se c’è qualcuno che presentemente lo gode e se ne compiace, buon pro gli faccia, e senza invidia!
David Copperfield [audiolibro]
- Lista di esecuzione (formato M3U)
- Copertina
- Capitolo I: La mia nascita
- Capitolo II : Osservo
- Capitolo III: La casa sul mare
- Capitolo IV: Cado in disgrazia
- Capitolo V: Lontano da casa
- Capitolo VI: Allargo il cerchio dei miei conoscenti
- Capitolo VII: Il mio primo semestre a Salem House
- Capitolo VIII: Le mie vacanze. Un pomeriggio particolarmente beato
- Capitolo IX: Genetliaco memorabile
- Capitolo X: Prima negletto e poi ben provveduto
- Capitolo XI: Comincio la vita per conto mio e non mi diverto
- Capitolo XII: Una gran risoluzione
- Capitolo XIII: La vita per conto mio
- Capitolo XIV: Mia zia si risolve
- Capitolo XV: Un altro inizio
- Capitolo XVI: Trasformato
- Capitolo XVII: Un incontro
- Capitolo XVIII: Uno sguardo al passato
- Capitolo XIX: Guardo in giro e faccio una scoperta
- Capitolo XX: La casa di Steerforth
- Capitolo XXI: L'Emilietta
- Capitolo XXII: Scene vecchie e persone nuove
- Capitolo XXIII: La scelta d'una professione
- Capitolo XXIV: Il mio primo bagordo
- Capitolo XXV: Buoni e cattivi angeli
- Capitolo XXVI: Caduto in ischiavitù
- Capitolo XXVII: Tommaso Traddles
- Capitolo XXVIII: La sfida del Signor Micawber
- Capitolo XXIX: Di nuovo in casa di Steerforth
- Capitolo XXX: Una perdita
- Capitolo XXXI: Una perdita più grave
- Capitolo XXXII: L'inizio d'un lungo viaggio
- Capitolo XXXIII: Beato
- Capitolo XXXIV: Una sorpresa di mia zia
- Capitolo XXXV: Abbattimento
- Capitolo XXXVI: Entusiasmo
- Capitolo XXXVII: Una doccia d'acqua fredda
- Capitolo XXXVIII: Scioglimento di società
- Capitolo XXXIX: Wickfield e Heep
- Capitolo XL: Il pellegrino
- Capitolo XLI: Le zie
- Capitolo XLII: Malvagità
- Capitolo XLIII: Un altro sguardo al passato
- Capitolo XLIV: In casa nostra
- Capitolo XLV:Il signor Dick giustifica le predizioni di mia zia
- Capitolo XLVI: Notizie
- Capitolo XLVII: Marta
- Capitolo XLVIII: Avvenimenti domestici
- Capitolo XLIX: Un mistero
- Capitolo L: Il sogno del pescatore Peggotty s'avvera
- Capitolo LI: L'inizio di un viaggio ancora più lungo
- Capitolo LII: Assisto ad uno scoppio
- Capitolo LIII: Un altro sguardo al passato
- Capitolo LIV: La transazione del Signor Micawber
- Capitolo LV: La tempesta
- Capitolo LVI: La nuova ferita e l'antica
- Capitolo LVII: Gli emigranti
- Capitolo LVIII: Assenza
- Capitolo LVIX: Ritorno
- Capitolo LX: Agnese
- Capitolo LXI: Mi si mostrano due interessanti penitenti
- Capitolo LXII: Un astro sul mio cammino
- Capitolo LXIII: Un visitatore
- Capitolo LXIV: Un ultimo sguardo al passato
Formato M4B
- Copertina (formato iPod / M4B)
- Capitolo I: La mia nascita (formato iPod / M4B)
- Capitolo II : Osservo (formato iPod / M4B)
- Capitolo III: La casa sul mare (formato iPod / M4B)
- Capitolo IV: Cado in disgrazia (formato iPod / M4B)
- Capitolo V: Lontano da casa (formato iPod / M4B)
- Capitolo VI: Allargo il cerchio dei miei conoscenti (formato iPod / M4B)
- Capitolo VII: Il mio primo semestre a Salem House (formato iPod / M4B)
- Capitolo VIII: Le mie vacanze. Un pomeriggio particolarmente beato (formato iPod / M4B)
- Capitolo IX: Genetliaco memorabile (formato iPod / M4B)
- Capitolo X: Prima negletto e poi ben provveduto (formato iPod / M4B)
- Capitolo XI: Comincio la vita per conto mio e non mi diverto (formato iPod / M4B)
- Capitolo XII: Una gran risoluzione (formato iPod / M4B)
- Capitolo XIII: La vita per conto mio (formato iPod / M4B)
- Capitolo XIV: Mia zia si risolve (formato iPod / M4B)
- Capitolo XV: Un altro inizio (formato iPod / M4B)
- Capitolo XVI: Trasformato (formato iPod / M4B)
- Capitolo XVII: Un incontro (formato iPod / M4B)
- Capitolo XVIII: Uno sguardo al passato (formato iPod / M4B)
- Capitolo XIX: Guardo in giro e faccio una scoperta (formato iPod / M4B)
- Capitolo XX: La casa di Steerforth (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXI: L'Emilietta (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXII: Scene vecchie e persone nuove (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXIII: La scelta d'una professione (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXIV: Il mio primo bagordo (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXV: Buoni e cattivi angeli (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXVI: Caduto in ischiavitù (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXVII: Tommaso Traddles (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXVIII: La sfida del Signor Micawber (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXIX: Di nuovo in casa di Steerforth (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXX: Una perdita (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXI: Una perdita più grave (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXII: L'inizio d'un lungo viaggio (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXIII: Beato (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXIV: Una sorpresa di mia zia (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXV: Abbattimento (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXVI: Entusiasmo (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXVII: Una doccia d'acqua fredda (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXVIII: Scioglimento di società (formato iPod / M4B)
- Capitolo XXXIX: Wickfield e Heep (formato iPod / M4B)
- Capitolo XL: Il pellegrino (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLI: Le zie (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLII: Malvagità (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLIII: Un altro sguardo al passato (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLIV: In casa nostra (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLV:Il signor Dick giustifica le predizioni di mia zia (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLVI: Notizie (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLVII: Marta (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLVIII: Avvenimenti domestici (formato iPod / M4B)
- Capitolo XLIX: Un mistero (formato iPod / M4B)
- Capitolo L: Il sogno del pescatore Peggotty s'avvera (formato iPod / M4B)
- Capitolo LI: L'inizio di un viaggio ancora più lungo (formato iPod / M4B)
- Capitolo LII: Assisto ad uno scoppio (formato iPod / M4B)
- Capitolo LIII: Un altro sguardo al passato (formato iPod / M4B)
- Capitolo LIV: La transazione del Signor Micawber (formato iPod / M4B)
- Capitolo LV: La tempesta (formato iPod / M4B)
- Capitolo LVI: La nuova ferita e l'antica (formato iPod / M4B)
- Capitolo LVII: Gli emigranti (formato iPod / M4B)
- Capitolo LVIII: Assenza (formato iPod / M4B)
- Capitolo LVIX: Ritorno (formato iPod / M4B)
- Capitolo LX: Agnese (formato iPod / M4B)
- Capitolo LXI: Mi si mostrano due interessanti penitenti (formato iPod / M4B)
- Capitolo LXII: Un astro sul mio cammino (formato iPod / M4B)
- Capitolo LXIII: Un visitatore (formato iPod / M4B)
- Capitolo LXIV: Un ultimo sguardo al passato (formato iPod / M4B)
La prima edizione è del 1827, l’edizione definitiva del 1840. Assegnando agli umili il ruolo di protagonisti, lo scrittore immagina, in una trama semplice ma fitta di occasioni romanzesche, personaggi “viventi” ed esemplari al tempo stesso, e scopre nelle tragiche contraddizioni del Seicento le chiavi di un’interpretazione socio-politica del presente da proporre ai suoi contemporanei. I soprusi dei potenti, la carestie e le guerre, la peste, tutti gli accadimenti del racconto risultano integrati e risolti nella chiara e malinconica visione provvidenziale dei giusti (padre Cristoforo, il cardinale Federigo), nel buonsenso di Renzo e Lucia, nell’insondabile tristezza dell’Innominato.
Dall’incipit del libro:
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendìo lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque.
Formato MP3
- I promessi sposi: Copertina
- I promessi sposi: Introduzione
- I promessi sposi: capitolo 01
- I promessi sposi: capitolo 02
- I promessi sposi: capitolo 03
- I promessi sposi: capitolo 04
- I promessi sposi: capitolo 05
- I promessi sposi: capitolo 06
- I promessi sposi: capitolo 07
- I promessi sposi: capitolo 08
- I promessi sposi: capitolo 09
- I promessi sposi: capitolo 10
- I promessi sposi: capitolo 11
- I promessi sposi: capitolo 12
- I promessi sposi: capitolo 13
- I promessi sposi: capitolo 14
- I promessi sposi: capitolo 15
- I promessi sposi: capitolo 16
- I promessi sposi: capitolo 17
- I promessi sposi: capitolo 18
- I promessi sposi: capitolo 19
- I promessi sposi: capitolo 20
- I promessi sposi: capitolo 21
- I promessi sposi: capitolo 22
- I promessi sposi: capitolo 23
- I promessi sposi: capitolo 24
- I promessi sposi: capitolo 25
- I promessi sposi: capitolo 26
- I promessi sposi: capitolo 27
- I promessi sposi: capitolo 28
- I promessi sposi: capitolo 29
- I promessi sposi: capitolo 30
- I promessi sposi: capitolo 31
- I promessi sposi: capitolo 32
- I promessi sposi: capitolo 33
- I promessi sposi: capitolo 34
- I promessi sposi: capitolo 35
- I promessi sposi: capitolo 36
- I promessi sposi: capitolo 37
- I promessi sposi: capitolo 38
Il Decameron ebbe subito un gran successo fra i lettori: andò a ruba, come mostra questa piccola lettera ansiosa, scritta nel luglio del 1360 da Francesco Buondelmonti all’arcivescovo Giovanni Acciaioli a Firenze:
“Domine reverende, ecco che il Montebellandi scrive alla moglie che vi dia il libro delle novelle di messer Giovanni Boccacci, il quale libro è mio, sicché vi priego quantum possum che ve lo facciate donare; e se l’arcivescovo di Napoli non è partito vi priego il mandiate per lui, cioè per li suoi camerieri, e che non lo desse né a Messere né a nullo se non a me. E se l’arcivescovo è partito fatelovi dare Cenni Bardella: lo mi mandi a l’Aquila, o a Sulmona, o voi me lo mandiate per chi pare a voi, che venga in mia mano; e guardate non venga a mano a messer Neri, perché non l’avrei. Io il vi fo dare a voi, perché mi fido più che di nullo altro e hollo caro: e guardate di non prestarlo a nullo, perché molti ne sareno malcortesi… E guardatevi del libro mio di prestarlo a ser Nicolò, però ch’egli vi sarà ladro.”
La citazione suggerisce il carattere che ebbe l’immensa popolarità di questo libro: “cento novelle raccontate in diece giorni da un’onesta brigata di sette donne e di tre giovani”, come dice l’autore. Una popolarità costruita semplicemente sull’entusiasmo dei comuni lettori. Non vi furono altre opere medievali europee che, come questa, varcassero in breve ogni frontiera, amorevolmente tradotte perché chiunque potesse averne diletto; senza contare le imitazioni che seguirono nel tempo. E ben altro che imitazioni: è il Decameron a inaugurare quella narrativa – non più epica, o di exemplum, o di fantasia remota, ma di attualità e di storia attualizzata – che poi caratterizzò le letterature occidentali fino ad oggi.
È un libro borghese espressamente dedicato alle donne, le quali già allora a quanto pare erano migliori lettrici. A ben contare il libro di novelle ne contiene centouna, la più estesa e diffusa essendo quella che funge da cornice a tutte le altre. Il testo è voluminoso, ma l’ascoltatore è libero di spigolare qua e là. Sappia però che se scambia il libro per un ampio magazzino di novelle eterogenee, l’insieme dell’opera – solido e affascinante – andrà perduto ai suoi occhi.
Fra i grandi testi della più brillante e incredibile primavera della nostra lingua e letteratura (cui s’accompagnava la pittura: l’età di Giotto) esso costituisce il corpo di fabbrica appoggiato al suolo, frequentato da mercanti, usurai, parassiti, grand’uomini in veste da camera. Le astrazioni ideologiche, politiche e sentimentali prosperano ai piani superiori. Qui al pianterreno, invece, sovrani e clero vanno a caccia di soldi e di ragazze, il paradiso si popola di santi fasulli e di penne di pappagallo, la gioventù si dedica a fare e subire tiri mancini, l’amore finisce a letto. Ci sono tanti altri ingredienti: c’è tutta la vita, cortese, borghese e rustica, aggiunte varie specie di malavita per terra e per mare, nonché un minuscolo atlante di erotismo. Ma non ci sono valori istituzionali con l’iniziale maiuscola: solo quelli minuscoli, della vita attiva, che con i primi si accontentano di scendere a compromessi. Per 650 anni questa impronta di vita quotidiana ha tanto nuociuto al libro nelle opinioni istituzionali, quanto giovato alla sua fortuna e al suo ruolo europeo di modello. Essa ancor oggi lo avvicina a noi e ci fa contemporanei del suo tempo, molto più di quanto non accada a classici di nascita ben più recente. Infatti i valori maiuscoli, che si dichiarano perenni, sono invece merci deperibili. Essi hanno nei libri, e nelle altre loro applicazioni, un effetto simile a quello del cloro, che prima sbianca la carta e poi la fa cadere in polvere. Il Decameron è un grande libro come alcuni altri lo sono, ma ha il raro privilegio di essere intimamente, come si dice, “esente da cloro”. Al di là della straordinaria abilità narrativa e della felicità espressiva, non è un libro irridente e sensuale costruito con materiali leggeri. I suoi materiali sono la vita, gl’interessi, l’amore e la morte: diciamo, la condizione umana. Materiali leggeri furono i metri di misura in base ai quali fu ritenuto scandaloso.
Però ovviamente il lessico e la sintassi del Decameron sono antichi. Preparandone la lettura, ho sentito forte la tentazione di sostituire, poniamo, “le ditella” con “le ascelle”, o “il prigioniere” con “il carceriere”, oppure “adoppiato” con “narcotizzato”, e così via. La complessità sintattica pone forse difficoltà maggiori, se non altro perché può rendere oscure aree più vaste. Beninteso: il linguaggio del Decameron è del tutto quotidiano – bonario, flessibile, capace di ogni dolcezza e di ogni colpo di punta e di taglio. L’autore si rifaceva largamente al parlato, anzi a diversi tipi di parlato di svariato ambiente, e inoltre all’occorrenza faceva risonare tanti vernacoli sparsi qua e là per l’Italia, dalla Sicilia, a Napoli, a Venezia… Però il cervello del parlante era abituato a congegnare le frasi in un modo che stava a mezza via fra il nostro e quello dell’antichità latina.
Tradurre il libro in italiano moderno sarebbe un’operazione, non solo lecita, ma conforme alla “pietas”, e magari dovuta. Chi muove obiezioni di principio si dovrebbe ribellare, per coerenza, anche all’idea che esso venga stampato, digitalizzato, audioregistrato – anziché vergato su pergamena con penne d’oca, e letto da persone che appartengano al Medioevo e si avvolgano previamente in un robone condecente.
Senonché tradurre in italiano moderno sarebbe bellissimo, ma straordinariamente insidioso. Il cuore di una traduzione, da cui si può giudicare se il risultato è una creatura o un aborto, è la resa del tono. E qui il tono del libro è una sinfonia di estrema complessità. In fondo sarebbe, non dico più facile, ma meno esposto a malintesi, tradurre la Divina Commedia, che non questa Commedia Umana. Il mondo medievale, alla metà del Trecento, si vede sul letto di morte della peste nera, e – come San Ciappelletto nella prima novella – non s’arrende, ma prima di chiudere gli occhi sprigiona tutti gli aromi che conosce. Di solito si considera buona regola non far affiorare versi dalla prosa; ma la voce del Boccaccio, invece, si alza continuamente nel canto; che volta a volta può essere drammatico, elegiaco, magico, malizioso, buffo. Una traduzione che non riuscisse a prendere questi voli, sarebbe infedele.
A limitarsi a sostituire termini antichi e sciogliere grovigli sintattici, più che una traduzione, ne uscirebbe un testo con note esplicative incorporate: una chimera antico-moderna (una porcheria, credo). E non si potrebbe lasciare alle note il loro proprio statuto, come hanno nei testi a stampa? Ciò richiederebbe interruzioni di lettura: un inconveniente limitato per brevi note lessicali, purché non troppe, che diverrebbe più pesante per note sintattiche. In fondo, poiché si tratta di un testo che abbiamo studiato a scuola, il tarlo è questo: non ne deriverebbe una patina didattica? Con tutto il rispetto che bisogna portare alla scuola, nemmeno Dante e Petrarca meritano di essere presentati come seccatori scolastici; figurarsi il sereno e vulcanico Boccaccio! (uomo che fu persino, ai tempi suoi, multimediale, e graziosamente illustrò lui stesso due volte il Decameron, con mano di dilettante esperto).
La conclusione è che qui l’ascoltatore troverà il testo (salvi gli errori) come l’ha scritto Boccaccio, punto e basta; nella speranza che la forza del contesto aiuti a comprendere le parole inconsuete, e l’articolazione della lettura aiuti a dipanare le complessità della sintassi.
Ciò non toglie che sarebbe bellissimo trovare utenti che si scomodassero a segnalare errori e formulare proposte migliori; le quali si potrebbero sempre realizzare, in un secondo tempo.
Musiche
Le cornici musicali sono arrangiate ed eseguite da Ivan Genesio, genesio.ivan@libero.it, e sono tratte da testi dell’ARS NOVA ITALIANA:
- Ave regina di Marchetto da Padova;
- Gloria e Ciaramella di Antonio Zacara da Teramo
- Lucida pecorella e Giporte di Donato da Firenze
- Mille mercede amor di Frate Egidius
- Or qua, conpagni dal Codice Rossi 215 della Biblioteca Vaticana
Altri frammenti (sempre arrangiati ed eseguiti da Ivan Genesio) sono tratti da:
- Aria di Zerlina, “Vedrai, carino”, del Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart
Per la decima giornata le cornici musicali sono frammenti strumentali tratti da:
- Orfeo di Claudio Monteverdi eseguiti dall’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, diretta da Ferruccio Calusio.
La Peste di Firenze è introdotta da un frammento del:
- Dies Irae dal Requiem in D minor K 626 di Wolfgang Amadeus Mozart eseguito dalla RIAS-Symphonie-Orchester Berlin diretta da Ferenc Fricsay.
- Copertina
- Nota per gli ascoltatori
- Proemio
- I. Introduzione
- I, 1: Ciappelletto
- I, 2: Abraam giudeo
- I, 3: Melchisedec
- I, 4: Il monaco di Lunigiana
- I, 5: Le galline del Monferrato
- I, 6: Ipocrisia brodaiola
- I, 7: Bergamino
- I, 8: Ermino Avarizia
- I, 9: Il re di Cipro
- I, 10: Maestro Alberto
- I: Conclusione
- II: Introduzione
- II, 1: Martellino
- II, 2: Rinaldo d'Asti
- II, 3: La figlia del re d'Inghilterra
- II, 4: Landolfo Rufolo
- II, 5: Andreuccio da Perugia
- II, 6: Madama Beritola
- II, 7: Alatiel
- II, 8: Il conte d'Anguersa
- II, 9: Bernabò da Genova
- II, 10: Paganino da Monaco
- II: Conclusione
- III: Introduzione
- III, 1: Masetto da Lamporecchio
- III, 2: Re Agilulf
- III, 3: Frate bestia
- III, 4: Frate Puccio
- III, 5: Il Zima
- III, 6: Ricciardo Minutolo
- III, 7: Tedaldo
- III, 8: Ferondo
- III, 9: Giletta di Nerbona
- III, 10: Alibech
- III: Conclusione
- IV: Introduzione
- IV, 1: La figlia di Tancredi
- IV, 2: Frate Alberto
- IV, 3: Le tre sorelle
- IV, 4: Gerbino
- IV, 5: Il testo di basilico
- IV, 6: Andriuola
- IV, 7: La salvia velenosa
- IV, 8: Girolamo
- IV, 9: Il cuore di Guardastagno
- IV, 10: L'amante narcotizzato
- IV: Conclusione
- V: Introduzione
- V, 1: Cimone
- V, 2: Gostanza
- V, 3: Agnolella
- V, 4: L'usignolo di Caterina
- V, 5: La fanciulla di Faenza
- V, 6: Gian di Procida
- V, 7: Teodoro armeno e Violante
- V, 8: Nastagio degli Onesti
- V, 9: Federigo degli Alberighi
- V, 10: L'amante a doppio uso
- V: Conclusione
- VI: Introduzione
- VI, 1: Oretta
- VI, 2: Cisti fornaio
- VI, 3: Monna Nonna
- VI, 4: Chichibio cuoco
- VI, 5: Giotto e Forese
- VI, 6: I Baronci
- VI, 7: Madonna Filippa
- VI, 8: Lo specchio di Cesca
- VI, 9: Guido C avalcanti
- VI, 10: Frate Cipolla
- VI: Conclusione
- VII: Introduzione
- VII, 1: L'esorcismo di Tessa
- VII, 2: Peronella
- VII, 3: Frate Rinaldo
- VII, 4: Tofano
- VII, 5: L'amante sul tetto
- VII, 6: Isabella
- VII, 7: Beatrice
- VII, 8: Sismonda
- VII, 9: Lidia
- VII, 10: Le comari dei senesi
- VII: Conclusione
- VIII: Introduzione
- VIII, 1: Gulfardo
- VIII, 2: Il prete di Varlungo
- VIII: Calandrino e l'elitropia
- VIII, 4: La Ciutazza
- VIII, 5: Le brache del giudice
- VIII, 6: Calandrino e il porco rubato
- VIII, 7: Elena e il dotto
- VIII, 8: Le mogli in comune
- VIII, 9: Maestro Simone
- VIII, 10: Salabaetto
- VIII: Conclusione
- IX: Introduzione
- IX, 1: Madonna Francesca
- IX, 1: I mutandoni in capo
- IX, 3: La gravidanza di Calandrino
- IX, 4: Cecco Angiolieri
- IX, 5: Calandrino innamorato
- IX, 6: L'alberguccio medievale
- IX, 7: Il sogno del lupo
- IX, 8: Ciacco
- IX, 9: I consigli di Salomone
- IX, 10: L'incantesimo della cavalla
- IX: Conclusione
- X: Introduzione
- X, 1: La fortuna
- X, 2: Ghino di Tacco
- X, 3: Natan e Mitridanes
- X, 4: Gentile
- X, 5: Dianora
- X, 6: Le piccole fate di re Carlo
- X, 7: La Lisa innamorata di re Pietro
- X, 8: Effetti dell'amicizia
- X, 9: Torello e il Saladino
- X, 10: Griselda
- X: conclusione
- Conclusione del libro
Scritta su quaderno come Alice’s Adventures Underground, poi rivista e pubblicata nel 1865, questa storia è l’elaborazione di un racconto estemporaneo che Dodgson inventò durante un pomeriggio in barca per intrattenere le tre figlie di H. G. Liddell, coautore del dizionario Liddell-Scott di greco antico, una delle quali si chiamava Alice.
Nel racconto Alice, sognando di inseguire un coniglio sotto terra, finisce per scoprire un mondo popolato di personaggi assurdi. L’opera contiene alcune poesie sperimentali. Ha goduto di un successo enorme ed e stata più volte tradotta.
- Alice nel paese delle meraviglie: copertina
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo I
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo II
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo III
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo IV
- Alice nel paese delle meraviglie, capitolo V
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo VI
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo VII
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo VIII
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo IX
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo X
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo XI
- Alice nel paese delle meraviglie: capitolo XII
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