Giuseppina Pizzigoni
Pubblicato nel 1940, quando il metodo “Pizzigoni” aveva già quasi trent’anni di vita e di applicazione, questo testo offre ai maestri dell’epoca un esempio e un sussidio per le attività manuali e pratiche da affiancare a quelle più tipiche del lavoro mentale. Il metodo, che ha il suo fondamento sulla preponderanza dell’“osservazione dei fatti” nei confronti delle parole, trova ancora oggi applicazione nell’istituto comprensivo della “Rinnovata Pizzigoni” a Milano che ha potuto, nel 2011, celebrare il centenario del Metodo Pizzigoni.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Penso di fare cosa gradita ai miei Colleghi pubblicando questo libro, che può essere loro di aiuto, dato che ho sperimentato per lungo volgere d’anni il valore del lavoro manuale quale alleato del lavoro mentale; preparazione della mano e del cervello quale ausilio a una preparazione culturale soda, basata, fin che è possibile, sulla osservazione dei fatti e non sulle parole.
I lavori vari da farsi nelle prime cinque classi elementari devono interessare i ragazzi; quindi ecco giocattoli e oggetti utili, in relazione allo studio: lavori che possono essere fatti anche collettivamente.
D’accordo che quanto è esposto in questo libro è una esemplificazione, che lascia libero il maestro di fare altro, pur che sia nella stessa linea.
Qui non si parla del lavoro manuale nelle classi superiori alla quinta, perchè dopo la quinta classe si tratta d’iniziare il lavoro di officina o di laboratorio.
Spero che i miei Colleghi giovani faranno buon viso al modesto aiuto che io, anziana della Scuola attiva, offro loro, perchè loro torni facile introdurre il lavoro nella scuola, senza smarrimenti e senza perdita di tempo.
Giuseppina Pizzigoni nacque a Milano il 23 marzo 1870 da Carlo, insegnante di lingue straniere, romanziere e traduttore dal francese, e da Virginia Bosisio. Fu primogenita di quattro sorelle. Avrebbe voluto dedicarsi alla carriera teatrale ma la famiglia, appartenente alla buona borghesia milanese preferì indirizzarla alla più tradizionale professione di insegnante. Probabilmente con non troppo entusiasmo ottenne quindi nel 1888 il diploma magistrale e subito dopo la nomina per entrare nelle scuole del comune di Milano.
Nel 1909 intraprese a sue spese un giro di istruzione in Svizzera e in Alsazia per vedere di persona le “scuole nel bosco” e si interessò alle esperienze pedagogiche di Cecil Reddie, di Herman Lietz e delle École libre in Francia.
Si adoperò per raccogliere fondi presso amici e industriali e, raggiunta la somma di 16.000 lire ottenne dal comune di Milano l’autorizzazione a iniziare un esperimento di riforma del metodo di insegnamento. Ebbe il sostegno del Ministro dell’istruzione Credaro e della Cariplo.
Ebbe l’appoggio di importanti personalità della cultura dell’epoca, come l’astronomo Giovanni Celoria, il fisiologo e psicologo Zaccaria Treves, il neuropsichiatra Eugenio Medea, il fisico Temistocle Calzecchi, l’ex ministro dell’agricoltura Angelo Mauri e un gruppo d’industriali, tra i quali Felice Bisleri, Marco De Marchi, Ercole Marelli e Innocenzo Vigliardi Paravia. Questi, uniti dalla passione per il progetto di una scuola nuova, formarono il primo comitato di apertura dellaScuola Rinnovata secondo il metodo sperimentale
Aprì due sezioni di classe prima nel Döcker alla Ghisolfa a fianco della scuola comunale, che furono gestite da lei e dall’amica Maria Levi. Il motto era “Scopo il vero. Tempio la natura. Metodo l’esperienza”.
Pubblicò un sillabario e introdusse il metodo dei “cartelloni” a serie come guida per gli scolari a raccontare un fatto. Nel 1917 venne istituito il tirocinio speciale presso la “Rinnovata”; è, invece, del 1922 il volume Linee fondamentali e Programmi della Scuola Rinnovata.
Nel 1927, a conferma del successo delle sue idee pedagogiche, può aprire una nuova sede più ampia e funzionale progettata dall’ingegner Valverti, e nel 1929 lascia l’attività di insegnante continuando a seguire la sua scuola attraverso l’Opera Pizzigoni e con un corso annuale ai maestri d’Italia.
Nel 1931 dà alle stampe il volume Le mie lezioni ai maestri d’Italia, che traccia sinteticamente le sue linee programmatiche per le varie discipline.
Muore il 4 agosto 1947 in povertà nell’ospizio di sant’Anna a Saronno. Fu sepolta nel cimitero maggiore di Milano e il comune le intitolò una strada. Il 21 maggio 1958 la salma fu traslata nel cimitero Monumentale.
http://www.aspi.unimib.it/collections/entity/detail/357/ (*)
http://www.operapizzigoni.it/scritti-di-g-pizzigoni
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