Notti sull'altura
Nelle ultime due riunioni della Compagnia della Pagina una delle partecipanti ha letto i primi quattro capitoli del libro "Notti sull'altura" di Giuseppe Bonaviri.
Che l'elemento piú caratteristico del non poetico di Bonaviri fosse un <<senso delicatamente cosmico>> giá l'aveva osservato Elio Vittorini presentando nel 1954 il suo primo libro <<Il sarto della stradalunga>>. Ed é soprattutto sviluppando questo motivo che Bonaviri é giunto, con <<La divina foresta>> (1969), a far esplodere l'idillio campagnolo in una sorta di poema biologico. Leggendo questo nuovo libro, ci viene da ricordare che, già nel piccolo mondo paesano del giovane Bonaviri, Vittorini trovava un riflesso delle << Mille e una notte>>. Ora, nelle <<Notti sull'altura>> l'autore trasfigura con nomi ed evocazioni arabizzanti o comunque esotizzanti il paesaggio siciliano della sua infanzia. Mineo, il villaggio dei monti Erei il cui spazio poetico occupa l'intera opera dello scrittore, si chiama qui Qalat - Minaw. É pure la Sicilia moderna quella che Bonaviri rappresenta, ma é anche una Sicilia come sarebbe se gli Arabi vi fossero rimasti e non avessero conosciuto decadenza, e se la civiltá moderna si fosse sviluppata attorno a un nucleo astrologico, flogistico, arcano. Un episodio probabilmente autobiografico - un viaggio al paese natale in occasione della morte del padre - si trasfigura in un pellegrinaggio fantastico.
ITALO CALVINO
Consigliamo ai nostri lettori lo scrittore Giuseppe Bonaviri e la sua letteratura sognante.
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